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Intervista a Guira Seydou, un modellista africano alla conquista della scena internazionale

Figlio d’arte e appassionato viaggiatore, Guira Seydou, nasce a Bobo Dioulasso, in Burkina Faso, nel 1954. Dopo l’infanzia, trascorsa nella sua città natale, decide di ampliare le sue potenzialità espressive attingendo dagli stili di culture diverse. 

La curiosità nei confronti di tutto ciò che lo circonda lo spinge a giocare con nuovi tessuti, colori e trasparenze, per creare modelli eleganti e innovativi, che valorizzano la personalità di chi li indossa. 

Quando è nata la passione per la moda e quando ha capito che sarebbe diventata il suo lavoro?

Fin bambino seguivo mio padre nel suo lavoro di sarto tradizionale locale a Bobo Dioulasso  e mi piaceva osservarlo all’opera. Rimanevo incantato nel vedere il processo di produzione di un capo: un pezzo di stoffa che veniva trasformato in qualcosa da indossare. Successivamente, cominciai ad esercitarmi presso il laboratorio di uno zio materno, sarto con uno stile moderno coloniale; ero molto attratto dalla sua abilità nel cucire e ogni abito che realizzava mi trasmetteva emozioni. Fu allora che compresi che quello sarebbe diventato il mio lavoro. 

Dopo gli studi, nel 1972, aprii un piccolo laboratorio nella mia città natale per la confezione di abiti su misura. Appassionato di moda, seguivo le tendenze e le collezioni internazionali, rielaborandole in modo personale nelle mie creazioni: in ogni cartamodello, che diventava un vestito, ricercavo sempre qualcosa di originale e unico.

Bobo Dioulasso , Tripoli, Milano, quindi Londra, Parigi, Nuova Delhi, infine Hong Kong, Pechino, Los Angeles e Santa Monica… in che modo le diverse città in cui ha vissuto e lavorato hanno influito sul suo stile?

L’influenza delle diverse città in cui ho vissuto e lavorato sul mio stile è stata notevole. Per affinare la mia tecnica iniziai a viaggiare in molte capitali africane: il contatto con culture differenti mi ha portato ad affrontare una continua ricerca estetica nella creazione, esplorando stili e look di società diverse. I successivi viaggi in Italia, in Europa e in altri paesi del mondo hanno contribuito alla mia formazione come modellista e prototipista.

Gli insegnamenti più importanti li ho avuti a Milano, dove arrivai nel 1982, quando era già stata consacrata come città della moda al pari di Parigi, Londra e New York. Affascinato dalla nuova realtà in cui ero immerso, cominciai a frequentare una scuola di moda e di design e ad approfondire la storia del costume per comprendere meglio il senso dei cambiamenti intervenuti nel corso dei secoli ed essere in grado di coglierne i revival. 

La collaborazione con la stilista Luisa Beccaria mi ha permesso di lavorare come modellista, di realizzare prototipi per collezioni eleganti e femminili, dalle forme sensuali e romantiche con materiali di lusso,  poi abiti da sposa e vestiti d’alta moda.

In seguito ho iniziato al lavorare anche con la casa Menichetti a Gubbio, un’azienda e un brand italiano, ma dal profilo molto internazionale, dove ho avuto modo di creare e sviluppare modelli per collezioni complete per sfilate uomo e donna. La maison ha uno stile classico, sportivo e moderno; produce abiti per il tempo libero, che propone a importanti brand internazionali. Ciò mi ha portato a viaggiare per seguire la modelleria e la linea di produzione. Sono stato a Pechino, Nuova Delhi, Hong Kong, Los Angeles e Santa Monica per lunghi periodi. Il mio stile si è evoluto anche attraverso quel legame sottile che intercorre tra una città e i suoi colori. Così ho imparato a sviluppare prodotti adatti al gusto di un pubblico internazionale.

Una delle sue prime collaborazioni in Italia è stata quella con la gallerista Anna Canali, di cui è stato il costumista personale. Che cosa vuol dire curare l’immagine di una persona? È molto diverso dal disegnare abiti per un ampio target di clienti?

L’incontro, l’amicizia e la collaborazione con la gallerista Anna Canali mi hanno portato a lavorare con un nuovo obiettivo: realizzare abiti su misura che che si adattino alla figura e alla personalità di una singola cliente. Curare la sua immagine per me ha significato mettere in atto una serie di studi e di analisi. Ideavo e adattavo i modelli che più valorizzavano le forme del suo corpo e ne nascondevano i punti critici.  Sceglievo i colori che meglio si abbinavano alla sua pelle e ai suoi occhi. Utilizzavo i tessuti migliori e uno stile coerente con il messaggio che la gallerista intendeva proporre. È stata un’esperienza che mi ha permesso di crescere, sperimentare ed imparare tecniche che, in parte, ho applicato anche nelle collezioni pensate per un ampio target di clienti.

Ha lavorato per alcune prestigiose maison tra cui Blumarine e Missoni. Come è stato l’incontro con il mondo dell’alta moda milanese?

Il potermi confrontare con l’ambiente dell’alta moda di una città piena di energia come Milano, ha dato un grande impulso al mio lavoro, influendo sul mio processo creativo  e  permettendomi di sviluppare uno stile di linee eleganti ed originali per pezzi unici e da collezione. 

Come modellista e prototipista mi sono sempre occupato di coniugare la realizzazione pratica di un modello con le idee dello stilista, l’esecuzione sartoriale del prodotto con lo studio dei materiali da utilizzare. La mia lunga collaborazione con la maison Blumarine mi ha dato l’opportunità di operare in un contesto esclusivo: ho seguito lo sviluppo di collezioni molto romantiche e di abiti iperfemminili. Durante la collaborazione con Missoni ho potuto confrontarmi con Rosita Missoni, ed è stata un’esperienza unica che mi ha permesso di conoscere profondamente lo stile classico degli abiti da uomo del Brand.

Crede che l’emergenza Covid-19 abbia cambiato i ritmi del fashion business? Se sì in che modo?

Sicuramente il periodo che stiamo vivendo ha cambiato molto anche la moda, permettendo forse di trovare delle risposte diverse alle nuove esigenze del settore. Condividendo appieno il pensiero di molti stilisti, sono anche io convinto che la moda debba rallentare i suoi ritmi, restituendo spazio  alle stagioni e alle rispettive collezioni. È il momento di dare vita ad una moda a misura della propria clientela, in un’ottica più sostenibile.

La moda sta mostrando una sempre maggiore attenzione per l’ambiente. I suoi modelli seguono questa filosofia? 

L’attenzione della moda al pianeta è sempre stata una mia priorità. Negli ultimi dieci anni, anche su richiesta delle case di moda con le quali ho collaborato, ho cercato di realizzare degli abiti in materiali ecologici, naturali e innovativi, che fossero in grado di soddisfare gli standard richiesti dalla clientela. Sono sperimentazioni che si cerca però di coniugare ai gusti e alle tendenze del momento.

Adriana Fenzi